PERCHE’ FARE SPORT

Prof .Giovanni Lucarelli

Introduciamo parlando di motivazioni a livello psicologico

Con il termine “motivazione” si indica in psicologia l’agente fisiologico,  emotivo e  cognitivo   che   organizza  il comportamento individuale verso uno scopo.

Le motivazioni possono essere classificate in tre categorie:

  1. Psico-fisiologiche
  2. Psico dinamiche
  3. Psico-sociali

1) Psico-fisiologiche:

  • motivazioni fondamentali fame, sete, sonno, pulsioni sessuali;
  • motivazioni  proprie dell’organizzazione nervosa antropomorfa:

il bisogno di attività, di manipolazione, di esplorazione percettiva, riassumibili nella ricerca attiva di stimoli da parte dell’organismo;

2) Psico-dinamiche:

 la cui natura effettiva è la traduzione delle pulsioni sessuali e aggressive a livello del vissuto personale.

La motivazione sarebbe, quindi, il risultato di un compromesso tra la scarica pulsionale originaria e la mediazione con la realtà da parte della personalità nelle sue istanze;

3) Psico-sociali:

 sono il riflesso interiorizzato dei modelli di comportamento, dei valori, di atteggiamenti e opinioni, che l’individuo assorbe durante i processi di socializzazione primaria (famiglia, coetanei)

e secondaria (scuola, lavoro, mass-media).

Le motivazioni psico – sociali sono senz’altro le più importanti.

Vediamo ora le motivazioni proprie allo sport

Le possiamo suddividere in:

  1. primarie
  2. secondarie

1) Motivazioni primarie:

• Il gioco       

(motivazioni psicologiche, cognitive, affettive)

 L’agonismo              

(motivazioni    aggressive  e modelli   di condotta socializzanti);

2) Motivazioni secondarie:

  • motivazioni al successo
  • motivazione affiliativa
  • motivazione estetica
  • motivazione psico-patologica.

Vediamo anche quali possono essere i fattori inibenti o perturbanti le motivazioni allo sport

Vi sono soggetti che, pur essendo motivati non riescono a fare sport o ad esprimersi al meglio, oppure tendono ad abbandonare la pratica sportiva o ricorrono ad artifici farmacologici, pensando di aggirare gli ostacoli fisici e psichici

I fattori che inibiscono le motivazioni allo sport sono:

I sentimenti di inferiorità

L’ansia di prestazione

Il sovraccarico di frustrazione

                                  Sentimenti di inferiorità             

I sentimenti di inferiorità possono facilmente essere presenti nell’attività sportiva.

Questi sentimenti possono essere incautamente alimentati dall’allenatore, dall’ambiente sportivo, dalla famiglia ogni qualvolta si fa sentire l’atleta inferiore rispetto alle aspettative di eccellenza o di normalità

                              L’ansia da prestazione           

E’ la situazione di crisi da cui nasce una serie di reazioni emotive, di atteggiamenti, di condotte problematiche incongruenti.

A queste difficoltà l’atleta può reagire con comportamenti di reazione: la capricciosità, la teatralità degli atteggiamenti, la somatizzazione ansiosa e la caduta del rendimento fisico, la tendenza a vivere la situazione agonistica come prova d’esame e a sottrarsi a tale impegno, il bisogno di rifugiarsi nella pratica sportiva morbosamente, in sostituzione di ogni altra esperienza.

          Il sovraccarico di frustrazione                

è quella situazione psicologica in cui l’individuo sperimenta l’impedimento alla soddisfazione di un suo particolare desiderio, aspirazione, bisogno o motivazione. Lo stato di frustrazione può essere causa o effetto di stress psico-fisici.

La forma più tipica è la “reazione aggressiva”, cioè lo spostamento su altre situazioni (famiglia, circolo sportivo, scuola, ecc.) della delusione, della stanchezza, della tensione emotiva connesse all’insuccesso.

La  forma  più   pericolosa   del  sovraccarico   di frustrazione è la reazione auto aggressiva:

ovvero una situazione di depressione, auto svalorizzazione, autoaccusa che coinvolge l’atleta a reagire punitivamente contro di sé con l’abbandono dello sport.

Oppure lo spinge a  trovare  altre   soluzioni ricorrendo al Doping.

Ma cosa si intende per Doping

E che cosa si intende per allenamento?

La definizione che ritengo più accreditata è certamente quella del Prof. Carlo Vittori

L’allenamento sportivo è un processo pedagogico-educativo complesso che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità ed intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti, che stimolino i processi fisiologici di adattamento e di supercompensazione dell’organismo e favoriscano l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell’atleta, al fine di esaltare e consolidare il rendimento in gara”.

L’allenamento senza scienza … ed un allenamento senza valutazione è un itinerario senza meta”

Le valutazioni funzionali delle capacità fisiche rappresentano le basi sulle quali vengono costruiti gli adattamenti biologici che

conducono al miglioramento della prestazione sportiva.”

Carmelo Bosco

                                Il carico fisico       

Il carico fisico si realizza attraverso azioni motorie volontarie e finalizzate.

Una regola fondamentale della fisiologia afferma che:

  • gli stimoli sviluppano e migliorano le funzioni dell’organismo se superano la soglia di stimolo dei sistemi e degli organi impegnati;
  • quando gli stimoli superano di troppo la soglia producono effetto negativo, impediscono lo sviluppo e peggiorano le funzioni dell’organismo;

se gli stimoli restano al di sotto della soglia sono privi di effetto

Inoltre se il lavoro viene compiuto prima che l’organismo abbia totalmente recuperato, questo porta ad un ritardo dei livelli funzionali.

Dalla definizione dell’allenamento di Vittori, oltre al concetto di carico e le sue implicazioni fisiologiche, possiamo dedurre che, fermo restando lo scopo di esaltare e consolidare la prestazione sportiva in gara, i compiti dell’allenatore sono:

  • programmare l’attività e la sua esecuzione nel tempo;
  • aumentare e migliorare le capacità fisiche;
  • migliorare la tecnica e la tattica;
  • migliorare le capacità psichiche;
  • tenere sempre presenti il concetto di adattamento e supercompensazione dei carichi.

Ciclo della supercompensazione secondo Jakowlev

affaticamento

Ogni lavoro fisico determina un processo di difesa e di adattamento al lavoro stesso.

Selje chiama “stress” l’azione che l’organismo compie per mantenere l’equilibrio interno.

Le reazioni si sviluppano in tre fasi: 1) Fase di allarme:

  • l’organismo si accinge allo difesa (“schok”) • l’organismo dà origine alla difesa (“contro schok”) 2) Fase di resistenza:
  • l’organismo cerca l’adattamento ottimale e lo conserva 3) Fase di esaurimento:
  • si verifica se lo stress è superiore alle possibilità di recupero.

In tal caso l’organismo cessa l’opposizione organizzata e diventa vittima dell’agente perturbatore.

Lo stress rappresenta la fatica dell’allenamento.

L’alimentazione e il sonno permettono non solo di ricostruire le sostanze ma predispongono l’organismo al successivo lavoro oltre il limite precedente.

Si ritiene sia sufficiente una notte di riposo per recuperare quello che si è speso in un allenamento, mentre è ritenuto ottimale il tempo di 24/48 ore per esaltare il fenomeno della “SUPERCOMPENSAZIONE”.

Perché il mio Doping punto alla salute

Quando un atleta rispetta i dettami dell’allenamento rispetta se stesso e cerca in ogni modo di raggiungere gli obiettivi secondo le proprie caratteristiche fisiche.

L’allenatore deve seguirlo nel suo processo di crescita tenendo conto dei fattori che determinano lo sviluppo fisico

FATTORI ENDOGENI

  • ascendenza individuale
  • ceppo o razza di appartenenza
  • sesso del soggetto
  • sistema endocrino

FATTORI ESOGENI

Alimentazione

  • Qualità

(carboidrati, proteine, lipidi, vitamine, acqua, sali minerali, ecc.)

  • Quantità

(razione alimentare)

Ambiente

  • Fattori geofisici e climatici
  • Fattori socioeconomici
  • Fattori igienico sanitari
  • Attività motorie specifiche delle singole discipline sportive

Inoltre deve avere l’esatta conoscenza delle

  • caratteristiche fisiche dell’atleta

(struttura osteoarticolare, muscolare, neurologica)

  • tutte le eventuali patologie

(presenti e remote)

  • i traumi da sport e non solo riportati fin dalla nascita

La scienza moderna ci mette a disposizione attrezzature in grado di conoscere l’atleta in tutte le sue caratteristiche e ci permette di programmare in modo ottimale la preparazione degli atleti in tutte le discipline sportive.

Purtroppo nelle fasi agonistiche sia di tipo professionistico sia dilettantistico abbiamo casi di infortuni, dovuti a traumi occasionali oppure di natura funzionale ai quali si ricorre prevalentemente con cure mediche e fisioterapiche senza magari andare a vedere l’eziopatogenesi del trauma.

Conoscere per prevenire

La prevenzione è dunque l’altro elemento fondamentale per la strutturazione dell’allenamento.

Prof. Giovanni Lucarelli